In attesa della messa a punto di appositi contatori per la misurazione dell’aria respirata e della conseguente tariffazione di questo consumo, anche quest’anno il carnevale di Venezia sta segnando un bel record nella vampirizzazione del turista. Il mio personale osservatorio segnala che oggi in un bar in zona San Zaccaria – Santa Maria Formosa per un panino con prosciutto cotto e formaggio e una fetta di torta salata sono stati chiesti dieci euro. E chissà cosa è stato succhiato via a sprovveduti americani e giapponesi: si sa che in questa città quella del doppio prezzo è prassi comune, persino dal verduraio.
Intanto non tutti i conti tornano: l’idea di chiudere una parte di piazza San Marco e di consentirvi l’ingresso solo dietro pagamento di un salatissimo biglietto (trenta euro il parterre, cento euro i palchetti finta Fenice) si è rivelata un clamoroso fallimento. Perché la gente normale è assai più intelligente dei coglioni che hanno partorito questa trovata e, semplicemente, ha fatto marameo e ha lasciato la mezza piazza recintata desolatamente vuota. Al punto che giorno dopo giorno il prezzo del biglietto cala, ma la gente continua a fare marameo. Purtroppo l’altra sera quando sono passato di lì non avevo con me la macchina fotografica. Sarebbe stato un bello scatto: un mega cartellone pubblicitario sull’Ala Napoleonica; davanti, il palco del Carnevale e sul palco un mega schermo che mandava cosa? spot a raffica. Pubblicità nella pubblicità; e a guardare, nessuno.
Quest’anno il carnevale si chiuderà con un corteo notturno di barche e gondole in Canal Grande, anche questo a pagamento. Ottanta euro per un posto in gondola da Rialto a San Marco (che è come dire dal Colosseo all’Altare della patria, o dal Duomo di Milano alla Scala: due passi insomma), trecentossesantacinque per una gondola completa. Si accettano contante, carte di credito, Paypal, Postepay, ricariche telefoniche, francobolli, ortaggi e pepite d’oro.
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mio fratello tanti anni fa andò in madagascar e si stupì del fatto che si praticava il doppio prezzo, ovviamente molto più alto per i turisti.
probabilmente laggiù non si farà più, in compenso a venezia si fa ancora.
ovvero: che bisogno c’è di andare così lontano quando puoi farti fregare anche in patria? 🙂
come si può ancora accettare che una città piccola fragile e preziosa come venezia,a ogni carnevale,si devasti di gente ? come pensare di non gestire da cima a fondo gli eventi eccezionali?
se si lascia che vada come vada,che ognuno se la cavi alla meglio,
ognuno darà il peggio di sè,il commerciante rapinerà,il turista butterà in un angolo le ossa del pollo sbranato ,stando seduto col cartoccio unto sulle ginocchia ,sui gradini di san marco(visto coi miei occhietti)
venezia e la laguna sono qualcosa di unico al mondo
e vengono masticate come un trancio di pizza.
qualcuno vada nei cantoni svizzeri a imparare 🙂 un altro modo di vivere
in svizzera è ben organizzato anche il carnevale.
chiudono le città più frequentate e si paga per entrare un biglietto,esclusi i residenti.
e si trovano servizi mostre concerti cultura spettacoli, e feste per i giovani
Quando si ragiona da bottegai non si vedono le cose in prospettiva ma si risponde a un unico imperativo: incassare grana, subito e il più possibile. Che poi il giocattolo si possa rompere, o che una strategia come questa sia destinata al fallimento, non importa perché il mio sguardo non si proietta oltre a domani mattina.
L’ho già detto tante volte, la Venezia dei mercanti è diventata quella dei bottegai, a qualunque livello. Non sono forse bottegai un sindaco e un’amministrazione che accettano di degradare il paesaggio urbano ricoprendo per anni i monumenti di pubblicità, di regalare la Fenice alle agenzie viaggi e di sottoporre la città al disastroso passaggio quotidiano di pachidermi da crociera? Cosa ce ne faremo dei milioni di euro incassati oggi (e per cosa poi? per buttarli a costrure cazzate come il people mover sempre vuoto?) quando domani il gingillo sarà kaputt?