Nullo, Niente e Sufficiente erano tre fratelli, figli di un padre romagnolo e anarchico. La passione dei romagnoli per i nomi, diciamo così, fantasiosi è largamente nota soprattutto da quando Tino dalla Valle pubblicò, qualche decina di anni fa, il suo La Romagna dei nomi. Di Niente e di Sufficiente non ne ho mai conosciuti, ma di Nullo almeno due. Dopo aver letto il libro ho fatto un rapido excursus dell’indice dei nomi posto in coda, appuntandomi le cose più eclatanti. Quelli che seguono sono i miei preferiti, in ordine alfabetico:
Alba di Libertà Proletaria, Anismeronza, Antavleva (per i non romagnoli: non ti volevo), Chirie Eleison, Dinamitarda, Doloresdelrio, Electrificazio, Formaldeide, Godolina, Insalatina (ma c’è anche Lattuga), Palmirotogliatto, Jella, Logaritmo, Rotaia, Tundra, Zabariona.
Il gioco è proseguito individuando nell’indice i nomi di persone che io ho direttamente conosciuto. Vediamoli:
Adele, Adua, Africo, Alieto, Altero, Anacleto, Argia, Aurelia, Azelio. Di Benita e Benito non son pieni i fossi ma ce ne sono ancora, Decio era un mio professore al liceo, Denise un’amica di mia sorella, Derna un’altra prof e Diva una cugina di mia mamma, figlia della zia Dalma. Edo il tabaccaio di fronte a casa, di Egisto ne ho tre o quattro, così come di Elettra, Elide, Elma, Elvezia, Enea. Poi ci sono Fabiola, Fanny, Fidalma, Fiorello (un vecchietto secco secco che abitava vicino a me), Florio, Gilda, Gioele, Iames (sic), Jader, la risorgimentale Mentana e la letteraria Metella. La Nara era un’amica di mia mamma, così come la Nives e l’Osanna, Natale era un mio zio, Oberdan un amico di famiglia. Poi ci sono Odetta e Ombretta, Ortensio e Ramona, Raoul (temo ispirato da Raoul Casadei) e Riziero, Rodingo, Rosella (con una s), Tarcisio e Tatiana (sorella della Natascia). Ubalda era la maestra di mio fratello, poi conosco un Valter con la v e infine Wagner doveva chiamarsi mio padre e William si chiama un altro zio, mentre la Zaira è o era una celebre bagnina di Cesenatico.
E adesso un’integrazione. Questi nomi non sono nell’indice ma io li conosco:
Nelide e Milvia sono altre amiche dei miei, la Benitia aveva una gelateria e sua sorella si chiama o chiamava Rometta (giusto per ribadire le idee politiche di papà). Vasinto si è chiamato così perché nessuno sapeva come si scrive Washington, e allo stesso modo il fratello di mio padre si dovette chiamare Schyller. Mia zia invece era Ivonne. Della Natascia sorella della Tatiana ho già detto: un altro bimbo chiamato a glorificazione degli eroi di oltrecortina era Tito Yuri, da ragazzino mio compagno di conservatorio. Poi ci sono Elmo, Leopoldo (mio nonno), Nazaria, Ivan, Redente e Velia. E per finire l’impagabile Eurosia, che tanti anni fa ebbe dalla sorte l’ingrato compito di insegnarmi il catechismo. Giuro che l’ha fatto nel migliore dei modi, sono io il soggetto irrecuperabile.
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già parlammo dei nomi tosco-umbro-romagnoli (e, come ti ricorderai, da anni…). un amico cassinese osservò sconcertato che così non potevano festeggiare l’onomastico. del resto, mia madre si chiamava leonda (senza la i), mio zio dèvolo, mia zia anìcle, la loro cugina remìde. e aggiungo la tusnelda e l’indimenticabile marx.
La mi’ nonna di nome faceva Goldman, ma detto alla livornese era nonna Gordemanne. Si vociferava in famiglia che il bisnonno anarchico dopo la lettura di un libro con protagonista tale Goldman decise che al primo nato avrebbe appioppato quel nome.
Il nome di mia madre è talmente raro che ce ne sono solo 8 in Italia, per dirti una Anisor ne conta ben 12, qui siamo oltre (e non dico quindi quale sia per privacy).
Invece una mia lontana parente, adorabile vecchina, si chiamava Nizza, e i suoi fratelli Trento e Trieste.
e i tre chiamati Italia, Libera e Felice?
Per non parlare della mitica Ninel (perché mica puoi mettere Lenin a una femmina, no?)