“Trenitalia si scusa per il disagio”

Piccola storia in due tempi.

Primo tempo: ieri, in Germania. E’ il giorno del mio rientro: da Mannheim devo prendere un treno per Colonia alle 12.35 e da lì il volo per Venezia delle 17.00. Mi sveglio abbastanza presto e (la carne è debole) visto che ce l’ho davanti accendo la tv. Le immagini sono apocalittiche: autostrade sommerse dalla neve, aeroporti bloccati, Francoforte paralizzato con migliaia di passeggeri accampati a passare la notte. Già mentre il telegiornale è ancora in corso passa la notizia che l’aeroporto di Francoforte sta per essere riaperto al traffico. Comunque, sono le nove, faccio un salto in stazione, lì vicino, a vedere la situazione dei treni. Non è rosea, ci sono parecchi ritardi e alcuni treni soppressi. Vado a un banco di informazioni e chiedo notizie del mio ICE: un gentile impiegato controlla sul computer e mi dice che il treno è già in viaggio, che è in orario e che visto che la situazione si sta stabilizzando per le 12.30 sarà sicuramente a Mannheim senza problemi. E così è, alle 12.35 il treno lascia Mannheim, alle 14.05 spacca il secondo a Colonia. Certo, si viaggia in piedi perchè la situazione è quella che è, ma l’importante è che alle 15 sono in aeroporto e alle 17 il mio volo parte senza problemi.

Secondo tempo: oggi, in Italia. Guastata la valigia e rifatta, riparto in treno verso Cesena, nella Romagna solatìa dolce paese ove regnaron Guidi e Malatesta, cui tenne testa il Passator cortese, re della strada, re della foresta. Prendo l’IC Venezia-Pescara delle 15.32, che arriva a Cesena alle 18.15. Alle 15.45 il treno è ancora fermo in stazione a Venezia, e mentre un ragazzo si chiede perplesso che deve fare visto che ha una prenotazione per il posto 112 mentre la carrozza ne conta solo 108, una voce all’altoparlante annuncia che “per problemi tecnici al locomotore” il treno partirà con circa 25′ di ritardo. Verso le 16 finalmente si parte, il ragazzo si è seduto in un posto qualunque seguendo il consiglio dell’unico FS-boy apparso finora, un addetto alle pulizie che sta svuotando i cestini lasciando il resto della carrozza nello stato immondo in cui si trova. “Si metta dove vuole”, gli ha detto, “poi chieda al capotreno”. E chi lo vede, il  capotreno? Arriviamo a Bologna con i medesimi 30′ di ritardo, il treno in parte si svuota per poi riempirsi molto più di prima… e non parte più. Mentre il ritardo aumenta a 45′, poi a 60′ e nulla accade, in fondo alla carrozza scoppia una sommossa: ricordate il ragazzo del 112? bene, ci sono anche i signori del 109, del 110, del 111 e così via, fino credo al 120 o giù di lì. Tutti con la prenotazione, tutti con bagagli, tutti incazzati neri nello scoprire che i posti arrivano a 108 e basta. Nel frattempo la mia vicina, che è uscita a fumare una sigaretta, ritorna dicendo che ha bloccato un ferroviere sul marciapiede e che alla sua richiesta di spiegazioni questi avrebbe risposto che “sono finite le pastiglie” (dei freni? per il mal di testa? le Fave di Fuca?) ma che dovremmo ripartire abbastanza in fretta. Alla fine, sono ormai le 18.45, il treno riparte. Viaggia non a passo d’uomo ma quasi, ferma a Imola e Faenza anche se non dovrebbe e finalmente arriva a Cesena alle 19.55. Un’ora e quaranta minuti di ritardo su un viaggio di due ore e tre quarti, senza uno straccio di avviso. E, naturalmente, senza che nessun capotreno o controllore si sia rivelato in qualche modo per spiegarci cosa stava succedendo. La parola d’ordine, si sa, è “Trenitalia si scusa per il disagio”. Io ai signori di Trenitalia (non parlo dei poveri cristi a contatto col pubblico, che cercano soltanto di arrabattarsi in situazioni di delirio, ma dei vertici della piramide, da cui a cascata discende la melma a cui le FS sono state ridotte) ai signori di Trenitalia gli farei quello che il mio povero babbo predicava negli anni Settanta per certi cantanti rock: li manderei a zappare delle vigne. Forse l’esercizio fisico non li porterà a quell’autocritica cui sono totalmente estranei; di sicuro, però, si toglierebbero dalle palle e finirebbero di far danni e di rubare mensilmente sontuosi stipendi.

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5 risposte a “Trenitalia si scusa per il disagio”

  1. marcoboh ha detto:

    difatti, il problema non è (solo) che i treni ritardano: è che nessuno avvisa la “signora clientela” (udito con le mie fededegne orecchie) e che nessuno per la vergogna si dimette; o, almeno, si riduce lo stipendio, tie’.

  2. Isidoro ha detto:

    T’eri portato maglioni, thermos e borsa dell’acqua calda come suggerisce l’ineffabile Mauro Moretti?

  3. lavecchiaMarple ha detto:

    Beh, hai tutta la mia solidarietà, in quanto compagno di sventura…..
    Approfitto per gli auguri!

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