Il gusto neobarocco e “vorìa-e-te-fasso-veder-che-posso” del russo dell’era di Putin si manifesta anche in questo lucchettone cuoriforme e tinto di rosso, con targa incisa d’ottone, che un ignoto Ruslan e una sconosciuta Ludmila hanno agganciato assieme a milioni di altri ai parapetti del ponte dell’Accademia. Serve a poco che periodicamente un addetto del Comune arrivi con un paio di enormi tronchesi e debba perdere un giorno intero a tirar via tutti questi chili di inutile ferramenta: nella città abbandonata ai vandali passano pochi minuti dalla partenza dell’addetto e sul ponte ricompare il cingalese venditore di lucchetti con la sua fida e conformista clientela di gonzi, incapaci di vedere quanto contribuisca al degrado della città questo insistere con un giochetto stupido e modaiolo che nella sua provvisorietà tutto esprime fuorché l’eternità dell’amore.
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A Parigi il Pont des Arts e il Pont Neuf sono letteralmente tapezzati di lucchetti, non esiste più un cm. libero (posso esibire documentazione fotografica :-).
Probabilmente all’inizio anche lì era inteso come degrado, magari (non so, immagino) hanno provato ad arginare il fenomeno, ma ora mi è sembrato evidente che si sono decisamente arresi. Ormai i lucchetti fanno parte integrante della struttura architettonica dei due ponti. I due ponti ormai “sono così”. Mi sono spiegata male ma sono sicura che hai capito quello che intendo dire.
Ciao!
Si, credo di si. Per carità, meglio i lucchetti che non gli spray sui monumenti: più che la cosa in sé, quello che mi dà fastidio è questa sfacciata impunità nel fare qualunque cosa in barba a leggi, regolamenti e norme di vivere civile. Ma forse la faccio più grande di quello che è: facessimo come a Parigi, si riempia ogni spazio fino a che non ci sta più niente e poi la smetteranno.
Sulla sfacciata impunità sono d’accordo al 250%.