Non lo rendessero evidente le date, sarebbe difficile pensare che questo piccolo romanzo sia non solo un’opera prima, ma quella di una ventenne. Che si lascia andare, d’accordo, al racconto di una storia tutta sospesa sul filo del mélo, ma lo fa con un’acutezza e una capacità di introspezione eccezionali. E’ il primo libro della Némirowsky che leggo dopo aver affrontato la splendida biografia di Olivier Philipponat e scorrendo le 184 pagine del racconto immaginavo il lunghissimo lavoro di preparazione, di costruzione dei personaggi e di raccolta e trasfigurazione di elementi autobiografici che sicuramente è stato alla base di questo come di tutti i suoi libri.
Il malinteso del titolo è quello che sulla spiaggia di Hendaye ha fatto innamorare uno dell’altro Yves e Denise: lei è una donna sposata e vagamente annoiata, lui un giovane bello e quasi senza un soldo. Fra la spiagga e lo splendido albergo tutto sembra perfetto: al ritorno a Parigi l’incapacità di comunicare e i rispettivi egoismi hanno la meglio su un amore che sembrava destinato all’eternità.
Irene Némirowsky ritrae con lucidità un fallimento senza veri colpevoli. La madre di Denise, prima incarnazione di quel personaggio che da un romanzo all’altro diventerà sempre più spietato e simile alla sua vera madre, affonda impietosamente, in un rivelatorio dialogo con la figlia, il coltello nella ferita: più dell’amore possono il denaro e l’egoismo, il troppo amore distrugge. “Dare pochissimo e pretendere ancora meno”, questa è l’unica vera lezione della vita.
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Per una volta siamo d’accordo ed entrambi siamo rimasti colpiti dalla sorprendente maturità di questa opera prima
http://vorreispiegarviohdio.wordpress.com/2012/01/11/il-malinteso/