La pelle che abito

Da La legge del desiderio a Volver, passando per Donne sull’orlo di una crisi di nerviChe ho fatto io per meritare tutto questo?Legami, Tutto su mia madre, Parla con lei, Pedro Almodovar ha centrato una serie impressionante di bersagli. Altre volte si è più o meno avvicinato all’obiettivo, con film che magari non convincono del tutto ma nei quali la stoffa del fuoriclasse viene fuori in maniera lampante.
Almeno due volte, per quel che ho visto, Pedro l’ha fatta fuori del vaso: una volta fu con lo sbilenco Kika, la seconda con questo polpettone fantamedico in cui Almodovar affastella senza logica e convinzione tutti i luoghi comuni del suo stile, come se l’unica cosa che gli interessa fosse far vedere quanto è bravo nello scimmiottare se stesso. Racconto sbilenco, personaggi molto al di là dell’improbabile, bordate di melodramma che senza l’appoggio di un solido racconto diventa una palude di melassa. Sconsigliatissimo, evitare con cura.

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6 risposte a La pelle che abito

  1. marcoboh ha detto:

    chissà com’è, lo immaginavo…
    non c’è cosa peggiore di un autore che fa la maniera di se stesso.

  2. sidgi ha detto:

    aaahg! non mi dire così non me lo dire che io lui (Almodovar ovviamente) lo amo alla follia e mi dispiace se fa delle cazzate…

  3. tiziana ha detto:

    Sì,capisco cosa intendi,però Almodovar rimane sempre Almodovar. Anche quando produce film come quelli che tu hai descritto, rimane sempre la fascinazione ipnotica del trasch più squinternato che seduce. Basta lasciarsi andare e cadere nell’abisso del kitsch, abbandonandocisi.
    Se no,non mi spiego come le sue pellicole riescano a farmi stare seduta fino alla fine, mentre altre ugualmente dementi mi fanno scattare in piedi per scappare ( Pierraccioni mi va venire addirittura l’orticaria ). Forse è la sua rappresentazione estetica dell’immaginario che una volta era ben rappresentato nei fotoromanzi che si trovavano dalle parrucchiere per signora. Immaginario filtrato da una sensibilità maschile, ma non misogina.

  4. winckelmann ha detto:

    Chevidevodire… la prima delusione è stata la mia. Vediamo l’effetto che farà a voi, a questo punto sono curioso.

  5. tiziana ha detto:

    Sì,andrò a vedere il film e poi ti dirò se la fascinazione permane…….ma riguardo al tedesco,quante ore fai di lezione alla settimana ? Io ne faccio solo tre e ho l’impressione che siano proprio pochine. E’ vero che già riesco a leggermi degli articoli su Stern,senza troppe incursioni nel vocabolario,ma per quanto riguarda la capacità di esprimermi mi faccio pena da sola.
    Credo che se non mi decido a farmi almeno un mese in qualche scuola in Germania o in Austria ,non imparerò mai.
    E poi vorrei sapere perchè la RAI,alla quale pago il canone,non mette sul digitale terrestre le trasmissioni in tedesco che produce per i territori italiani bilingue.

    Forse temono che imparando altre lingue diventiamo troppi istruiti e magari capiamo cosa dicono di noi sui giornali stranieri!

    • winckelmann ha detto:

      Più o meno siamo nella stessa situazione. Anche io faccio tre ore alla settimana, di sicuro di più non potrei. Per quanto riguarda comprensione e lettura sono moderatamente soddisfatto, mentre col parlato mi pare di essere un disastro. Che poi non è neanche sempre vero, nel senso che a volte metto la marcia e ingrano, mentre altre sembro completamente rincoglionito. In ogni caso lo trovo ancora estremamente faticoso e scoraggiante. Ma, come dicevano i nostri avi: per aspera ad astra.

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