Sveglia alle cinque. Alle cinque e tre quarti in strada perché, causa sciopero mezzi, a piazzale Roma bisogna andarci a piedi. Il bus delle 6,40 per l’aeroporto c’è, siamo nella fascia garantita. Alle otto salgo sul volo per Roma, alle nove sono a Fiumicino, alle dieci e dieci a Termini (il Leonardo Express è un regionale che costa come una limousine ma almeno è garantito in caso di sciopero), alle dieci e mezza sono sul luogo della riunione.
Riunione riunione riunione fino alle due e mezza. Tranne due scivolate con pronunciate note acide riesco anche a mantenere un aplomb quasi sabaudo per tutto il tempo.
Alle due e mezza sono fuori, ma grazie alla professionalità di chi indice riunioni senza una convocazione scritta, senza un ordine del giorno e senza una pallida idea di quanto dovremo stare a discutere, nell’incertezza ho prenotato per il ritorno il volo delle otto. Non mi posso tanto muovere dalla zona perché, mi pare di averlo già detto, c’è sciopero dei mezzi, e poi fa un caldo bestia e io ho definitivamente deciso che Roma è una città che mi uccide. Allora gironzolo per le bancarelle di libri a piazza dei Cinquecento, metto il naso da Mel Bookstore e poi appare LUI, il caritatevole Marcoboh – e subito dopo appare LUI, l’ormai mitico R. Così un po’ di chiacchiere, un caffettino e si fa l’ora di tornare al binario del Leonardo Express.
Alle sei e mezza sono a Fiumicino, alle otto decollo e alle nove atterro. Fine fascia garantita e quindi no bus ACTV: sgancio cinque euro e salgo su un bus privato che mi porta a piazzale Roma, e lì sul vaporetto garantito che fa la spola fino a Rialto. Decido che mi merito almeno un gelato, almeno delle dimensioni di un monumento ai caduti. Spalettando stanco ma felice per la bella giornata trascorsa, alle 22,30 arrivo a piedi a casa: sedici ore e 45′ dopo averla lasciata.
A dimostrazione che noi statali siamo una categoria di privilegiati, chiudo ricordando che una giornatina come questa mi frutta il puro rimborso dei biglietti di viaggio e dei due scontrini di pranzo e cena, non un minuto di straordinario o un centesimo di indennità. Anzi, mi sa che il bus privato del ritorno dall’aeroporto col fischio che me lo rimborsano.
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Prendila come una vacanza romana superconcentrata. “Cambiare aria” fa bene, diceva la nonna; anche se l’aria trovata è rovente.
Poi la fortuna di stare un po’ con Marcoboh e consorte, di viaggiare a gratis e di ammirare il monumento a Giovanni Paolo II…Niente da fare, voi statali siete davvero privilegiati!
Già, ho colpevolmente dimenticato il monumento a Giovanni Paolo II: sarà stato inconscio istinto di sopravvivenza ma mi ci sono caduti gli occhi solo alla terza volta che ci passavo davanti. Che dire… la Roma di Giulio II aveva Michelangelo, quella di Alemanno se becca la garitta della sentinella. Mi sembra che i conti tornino alla perfezione.
oh, e magari anche alla terza volta manco lo vedevi se non te lo indicavo io (che non saprei se sia un merito o un demerito), tanto il monumento è stupido perfino come garitta.
io l’ho notato per lo meno alla decima volta… e sì che tutte le volte pensavo che volevo vederlo, ma poi mi passava di mente.
si vede che il senso è “dimentichiamoci di voitila, il papa del duemila” :-)”
Piaciuto il moderno scalo di Fiumicino?
Ricordarsi la prossima volta scarpe da trekking, bussola, satellitare e bengala per chiamare i soccorsi in caso di perdita dell’orientamento.